Pietra Tombale (metà I secolo d.C.)
Nell'estate del 1999 presso la cappella dell'Assunta venne rinvenuta una stele di origine romana, testimonianza di un antico insediamento.
Restaurata dal laboratorio del Museo di Antichità di Torino, è stata studiata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e dal prof. Giovanni Mennella (Università di Genova).
DESCRIZIONE
Stele a testa tonda, mutila in basso e percorsa da venature diaclasiche che hanno prodotto un accentuato sfaldamento superficiale all'interno dello specchio epigrafico e in corrispondenza dell'angolo inferiore destro: erosioni frequenti, ma diffuse e osservabili soprattutto nella parte inferiore del campo. La sommità interessata dalla centina è scornaciata; lo specchio è inquadrato da una cornice modanata. Il retro è grezzo.
MATERIALE: Arenaria
MISURE
Cm. 91 x 59 x 22; specchio epigrafico cm. 56 x 50; altezza lettere cm. 8; interpunzioni non identificabili, ma probabilmente a punta di freccia.
TESTO
Sex(tus) / M [-]lius / P(ubli) f(ilius) Pub(lilia tribu), / Vennania / C(ai) f(ilia) Secun^da / [u]xor, v(iva) / ...
"Sesto M.lio, figlio di Publio, ascritto alla tribù Publilia; Vennania Seconda, figlia di Gaio, sua moglie, viva"
COMMENTO
L'iscrizione ricorda due defunti: il titolare del sepolcro e sua moglie, alla quale il marito era premorto; questi era ascritto alla tribù Publilia come la maggioranza degli abitanti della Vallis Tanari Superior, nella quale per collocazione topografica anche l'iscrizione rientra.
Alla tribù Publilia appartenevano i cittadini del municipio di Albingaunum (Albenga).
Il gentilizio è nuovo, ma non è integrabile con sicurezza fra le opzioni Malius, Melius, Milius, Mulius. Interessante il gentilizio Vennania, forse variante del diffuso Vennonia, che non sembra altrimenti attestato. Il cognome Secunda è comunissimo.
DATAZIONE
Entro la I metà del I secolo d.C. per la mancanza del cognome del defunto, l'onomastica ancora parzialmente celtica, la struttura generale del testo e le caratteristiche paleografiche.
LAPIDE
Questa lapide è la più antica testimonianza pervenutaci della presenza umana sul nostro territorio.
Ragionando sulla toponomastica locale (pian Romano - Monte Belico) e sull'importanza del nodo viario alla Pedaggera, si può ipotizzare, non ci sono prove concrete, che nei dintorni del paese vi siano stati scontri tra le legioni romane ed il popolo celto-ligure che lo occupava.